Diciotto racconti dipingono la vita nelle sue tante sfaccettature, donandoci un sorriso o un momento di malinconia, coinvolgendoci sempre. Premio “Contursi Terme” 2006
Gabriella Pastorino torna in libreria con "Tra grigio e rosa", sedici racconti e due flash, ondeggianti fra una buia e a volte plumbea e disperata malinconia, e un roseo ottimismo.
Vario il suo mondo che spazia tra dramma, violenza, farsa, commedia.
Commentando le pagine di "Lieto fine", la prima fatica letteraria dell'autrice, un critico osservò che sono il ritratto di un mondo borghese visto da una borghese. La definizione era in parte azzardata - protagonisti erano personaggi tra i più vari, anche extracomunitari e prostitute - ma precisa è l'osservazione "visto da una borghese". Ed è l'ottica di una cronista borghese che raramente si abbandona a commenti personali, la nota caratteristica anche di questa raccolta. Il tratto che dipinge la vita è rapido, nervoso, essenziale. Le denunce sociali sono puntuali, mai sbandierate, gridate, mai sottolineate da paroloni o da pagine roboanti. Sono i fatti a parlare, la realtà, la quotidianità, pesantemente condizionati da usanze, schemi mentali, pregiudizi.
In quest'ultimo volume il confine fra reale e fantastico, come il crinale che separa la vita dalla morte, a volte si fa labile, evanescente.
Le ambientazioni sono diverse, dalle amate terre dell'Arizona ai nostri piccoli paesi.
In una prosa scorrevole, resa preziosa da un vocabolario vasto, preciso, qualche volta persino ricercato, sfilano personaggi verosimili - quando non veri - presentando la commedia della vita.
In questo libro si parla anche d'amore, di quello lato, universale e di quello che lega due persone; ma non cercate descrizioni di palpiti e amplessi o di fremiti di passione:
- l'amore è dolcissimo e tenace, tanto da travalicare i confini dell'esistenza.
- l'amore è quello tiepido di un matrimonio borghese apparentemente sonnacchioso e scontato.
- l'amore disattende le regole sociali e diviene solo tormento di un'anima.
- l'amore conduce all'annientamento di sé.
- l'amore è persino quello un po' laido, ma vero e disperato, di un vecchio vizioso per una ragazzina stupida anche lei innamorata - di un amore altrettanto vero e disperato - di uno sfruttatore balordo.
Fra le pagine c'è molta malinconia, a volte cupa, ma c'è anche il sorriso di piccole storie simili a quelle che osserviamo spesso nel nostro microcosmo.
Annotazione finale, ma importante: i racconti, tutti, si leggono d'un fiato perché scritti con semplicità e chiarezza. Ma, a libro chiuso, sedimentano nel lettore e sono forieri di pensieri non leggeri.
Non ho più ali
Non so più volare, non ci riesco più; ora, proprio ora che ho tanto bisogno di sollevarmi dal grigio, dal deserto, da una quotidianità deprimente, castrante.
Ho cominciato da piccolissima a volare; uno scherzo cattivo, un rimprovero, una sconfitta e da sole le ali si aprivano, laceravano la stoffa sottile che le copriva ed in un frullo rapidissimo ero su, su a guardare in alto, circondata dalle fate e dai principi azzurri, dalle buone vecchine, dagli elfi burloni. E ridevo. E dimenticavo quello che c'era laggiù. Quaggiù.
E poi furono i libri, i compagni fidati di tutta la vita, a darmi un brivido, una scossa; e le ali si spalancavano forti possenti bianchissime. E volavo nei giardini dell'amore, fra i sentieri dell'amicizia, o ancora più su, fra le nubi di sogni soffici, informi, felici.
Incontrai l'Amore, quello che credevo l'Amore, e le ali rimasero celate, inutilizzate, felicemente inutili. Le rose, i fiori, il pulviscolo d'oro erano tutt'intorno a me, dentro di me.
Qualche nube... e poi rapidissimi violenti, tuoni fulmini dolore delusione. Tremavo, lottavo. Invano. Con un sospiro di rassegnazione mi scossi e con un suono che era un potente arpeggio musicale le ali palpitarono, strapparono lo spesso ruvido tessuto che le copriva ed io fui di nuovo lì in alto. Ora fra quelle soffici nuvole bianche non ero sola; c'erano i miei figli.
E per anni ancora ho volato, ma il mio volo diventava sempre più basso, breve, radente il suolo. Tentavo di fissare il sole, cercavo i prati dell'amore, i sentieri dell'amicizia e non sempre li trovavo. Le ali diventavano due spunzoni deboli, quasi senza forza. Ma era pur sempre una fuga verso l'alto.
Finché, con angoscia ho guardato il mio vecchio corpo pesante: la schiena è curva...liscia.
Niente più mi porta lontano da qui. La mia tavolozza non ha più colori. Non c'è più musica intorno a me, solo noiosi bisbigli e qualche iroso scoppio di voce. Basse nuvole grigie sembrano fondersi con la terra grigia.