Toccante delicato omaggio dell’autrice, che da anni vive lontana dall’Italia, alla sua famiglia, al suo paese e soprattutto alla “sua gente”.Di lettura facile e gradevole, andrebbe proposto ai più giovani, spesso scontenti e disincantati.
…Il miglior amico in assoluto era Sergente, un cane bianco, sempre pronto e desto nel guidare le pecore.
Ma un giorno si verificò un episodio spiacevole che tenne tutta la famiglia con il fiato sospeso: mio padre si trovava fuori con il gregge, in un posto lontano dalla baracca e, come sempre, Sergente era con lui. Purtroppo la montagna riservava amare, terribili sorprese e Sergente fu morso da un serpente, colorato come un arcobaleno, ma di una specie particolarmente velenosa.
Appena papà si rese conto di quanto era successo, si caricò Sergente sulle spalle e tornò alla baracca, scavò una fossa profonda e ci mise dentro il cane coprendolo interamente con la terra, lasciando fuori solo la testa.
I miei fratelli guardavano attoniti; tristi per quanto era successo al cane, non osavano fare domande. Papà ordinò loro di prendersi cura di Sergente, dandogli continuamente da mangiare e da bere. Per circa un mese, giorno per giorno, a turno, i miei fratelli si occuparono del cane che veniva imboccato proprio come si fa con un bambino.
Sergente, grazie alle cure costanti della famiglia, si riprese e guarì completamente; uscì dalla fossa che per un mese era stata la sua casa, e riprese il suo lavoro da bravo guardiano del gregge…